Avocado e fertilità: esiste una connessione?
Alimentazione e fertilità: abbiamo tutte le informazioni?
In un mio articolo di qualche anno fa, presente sul mio sito nutriamolafertilità.com, avevo parlato della connessione tra l’avocado e la fertilità, cercando di sfatare molti falsi miti sull’idea del superfood e confermando l’importanza dell’inserimento di questo alimento all’interno di un piano alimentare pre-concepimento.
Oggi riprendiamo alcune nozioni importanti e le aggiorniamo con i dati scientifici disponibili, come è mia consuetudine. L’avocado è considerato un alimento molto importante per la fertilità (siamo sempre nell’ambito di alimentazione e fertilità), soprattutto per l’alto contenuto di acidi grassi monoinsaturi (MUFA), circa 13,3 g per un frutto di 136 g. Questi sono necessari per la produzione degli ormoni steroidei, a partire dal colesterolo, e di fibre, importanti per la gestione dei picchi glicemici. Inoltre, l’avocado contiene buoni livelli di vitamine e micronutrienti importanti per la fertilità, come:
Vitamina C, antiossidante fondamentale per il supporto del sistema immunitario, con 12 mg per frutto. All’interno del citoplasma dell’ovocita (la cellula uovo femminile) sono state ritrovate alte concentrazioni di vitamina C, suggerendo la sua importanza nel proteggere l’ovocita stesso dallo stress ossidativo. Inoltre, la vitamina C partecipa alla sintesi del collagene, fondamentale per la crescita del follicolo di Graaf, per l’ovulazione e per il supporto alla fase luteale.
Vitamina E (alfa-tocoferolo), necessaria per la qualità ovocitaria e durante la stimolazione ovarica, poiché facilita l’irrorazione sanguigna dei follicoli, garantendone le dimensioni ottimali (16-18 mm) per il prelievo durante il pick up. È presente in una quantità di 2,7 mg per frutto. Inoltre, migliorando l’irrorazione sanguigna e la crescita epiteliale a carico dei vasi sanguigni, contribuisce anche alla crescita dell’endometrio.
Acido folico (o folato, vitamina B9), fondamentale per chi ha la mutazione MTHFR, è necessario per la riduzione dei livelli di omocisteina, associati a un maggior rischio di poliabortività, e per la prevenzione della spina bifida nel nascituro, oltre che per l’integrità del DNA sia spermatico che ovocitario. Ogni frutto contiene 121 mg di acido folico.
Potassio, utile per l’equilibrio elettrolitico e per la salute dell’osso, è presente in grandi quantità nell’avocado (690 mg per frutto).
Analizziamo ciascun componente e i suoi effetti sulla fertilità
Acidi grassi monoinsaturi (MUFA). Uno studio importante, alla base delle ricerche sulla connessione tra alimentazione e fertilità, ha analizzato 18.500 donne, valutando una riduzione del rischio di infertilità ovulatoria con l’inserimento del 2% di energia da MUFA non industriali e una riduzione del consumo di acidi grassi trans-insaturi. Inoltre, i MUFA sono in grado di ridurre uno stato infiammatorio (spesso presente in patologie autoimmuni, endometriosi, PCOS o infezioni), grazie alla loro capacità di legarsi a specifici recettori coinvolti nel processo infiammatorio, come i PPAR gamma, riducendo così il tempo di attesa per la gravidanza (TTP o time to pregnancy).
Secondo una meta-analisi che ha valutato 2.473 pazienti, sia i MUFA che i PUFA (acidi grassi polinsaturi) hanno una funzione biologica molto rilevante dal punto di vista nutrigenomico ed epigenetico, contribuendo all’attivazione dei recettori nucleari PPAR, all’attivazione degli acidi grassi liberi (FFAR), alla regolazione della fluidità e della funzione delle membrane biologiche e alla regolazione dei processi pro-infiammatori e ossidanti. Questo ruolo è determinante anche nel mantenimento della gravidanza, poiché a livello intrauterino questi acidi grassi esercitano un’azione ossidante e pro-infiammatoria.
Tra tutti gli acidi grassi appartenenti ai MUFA, l’acido oleico è il principale acido grasso insaturo ritrovato nel fluido follicolare dell’ovocita, proteggendolo durante il suo sviluppo e la maturazione e garantendo l’impianto dell’embrione derivante dall’ovocita una volta fecondato.
Acido folico. Nutriente fondamentale, proveniente non solo dall’integrazione (pari a 400 µg in fase preconcezionale e 600 µg durante la gravidanza), ma anche dall’alimentazione. È coinvolto in numerosi processi cellulari essenziali, come la sintesi del DNA e la formazione di nuovi tessuti, inclusi quelli embrionali e annessi (sviluppo della placenta, del feto, aumento dei globuli rossi). Gli alimenti e alcuni integratori forniscono la forma inattiva dell’acido folico, che viene attivata nel corpo in folato. Tuttavia, in presenza della mutazione MTHFR (A1298C o C667T), questo processo di attivazione potrebbe non funzionare correttamente o funzionare solo al 50%.
Fibre. Si distinguono in solubili e insolubili e sono necessarie per ridurre i picchi glicemici e insulinemici che derivano dal consumo di zuccheri raffinati o carboidrati semplici e complessi. Ridurre questi picchi può abbassare il rischio di pre-eclampsia, costipazione cronica, diabete di tipo II e ipertensione, oltre a migliorare la qualità ovocitaria. Tuttavia, la fibra è spesso definita anche “anti-nutriente” poiché può inibire l’assorbimento di alcuni nutrienti e non è indicata in specifiche condizioni come problemi intestinali o di malassorbimento.
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